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Recensione – Chainsaw Man: episodio 1×09 su Crunchyroll

Chainsaw Man recensione episodio 10 anime MAPPA

Il nono episodio di Chainsaw Man su Crunchyroll prosegue con quella tradizione pulp e cruenta che ha permesso già di restituire, al di là dei premi conquistati dal manga di riferimento, alcune etichette difficile da gestire: Denji è il mostro più spietato che sia mai stato osservato nella tradizione animata? Il contesto generale dell’anime è violento come mai visto prima? Ecco tutto ciò che c’è da sapere sulla puntata 9 dell’anime MAPPA, di cui si offre trama e recensione. 

Trama dell’episodio 9 di Chainsaw Man su Crunchyroll

Il Ghost di Himeno tenta di uccidere il suo avversario ma viene sopraffatto dal serpente di una misteriosa ragazza, che sembra essere a capo delle pistole che attentano alla vita delle Divisioni Speciali di Pubblica Sicurezza di Tokyo. Himeno, a questo punto, dopo aver stretto un ulteriore patto per far ingigantire il Diavolo a cui ha conferito potere, scompare avendo perso apparentemente la vita, ma un pezzo del Ghost salva Denji e attiva Chainsaw, che inizia lo scontro con i suoi avversari: questi ultimi sono interessati al suo cuore (un apparente unicum tra i Diavoli, data la presenza di Pochita), dunque combattono non mirando mai allo stesso. 

 

 

Quando lo scontro sembra essere completato, con Denji tagliato in due, e il destino dei Devil Hunter segnato, si scopre che Makima non è morta: servendosi di nuovi collaboratori, condanna a morte 30 ergastolani, servendosi dei loro corpi; ognuna delle morti, infatti, permette di far morire anche una delle “pistole”, per mezzo di un potere che Makima ha acquisito stringendo un patto con un Diavolo di cui non viene svelata l’identità. Al termine dell’episodio ricompare anche Kobeni, che finalmente viene presentata attraverso le sue abilità: essendo molto veloce, riesce ad attaccare i suoi avversari, ed è grazie alla sua velocità che si è salvata dagli attentati. 

La recensione del nono episodio di Chainsaw Man: corpi che si sciolgono e gore horror

Il tiro dell’episodio 9 di Chainsaw Man continua ad essere alzato, sia nel comparto animazione, sia per quel che concerne i numerosi preziosismi estetici e stilistici che la serie si permette. Se, per i precedenti episodi di Chainsaw Man la citazione era stata un marchio di fabbrica (richiamando alla memoria alcune immagini di The Walking Dead, Quentin Tarantino, Gaspar Noé, Alien e Sharknado), qui la serie si auto-assume – e con incredibile gusto per il gore – la licenza di trasporre, in campo di animazione, il genere dell’horror non più soltanto attraverso quei riferimenti al pulp e allo splatter che sono diventati quasi canonici all’interno del prodotto, ma per mezzo di una grandissima capacità stilistica di inserire puri elementi gore, il cui peso complessivo all’interno del prodotto aumenta. 

 

 

In un’ottica di climax costante, i rapporti tra la narrazione e i suoi elementi più estremizzati si assottigliano sempre più, tendendo a favore dei secondi per restituire – allo spettatore – il senso dell’etichetta del prodotto: benché si tratti pur sempre di uno shonen, i cui tratti adolescenziali sono evidenti soprattutto nella componente soft-porn, Chainsaw Man è e resta un’opera in cui l’azione è pura, per mezzo di scene che mettono il sangue in primo piano, rendendolo il reale protagonista di un’opera (fino a questo momento) corale. Qui, si diceva, il tiro si alza repentinamente, per mezzo di riferimenti cronenbergiani che si osservano nell’ambito dell’episodio stesso: il Diavolo che quasi toglie la vita a Denji, Aki e Himeno, dalla struttura fisica e dal potere simile a quello del Chainsaw, si ri-trasforma in umano sciogliendosi e perdendo pezzi di carne liquefatti, così come la più pura delle tradizioni horror (e di mostri deltoriani) impone. La morte dei 30 condannati all’ergastolo, attraverso un sacrificio dei corpi che attinge dalle tradizioni esoteriche alla Oujia, è un ulteriore elemento di conferma di questa tendenza.  

 

 

La componente estetica diventa qui ancor più marcata, non soltanto attraverso animazioni pregevoli, ma anche e soprattutto attraverso la restituzione dell’idea di corpi molli, malleabili a proprio piacimento: le “pistole” che attentano alla vita della Pubblica Sicurezza vengono uccise da Makima che, sfruttando il potere di un Diavolo che ancora non è possibile conoscere e con cui ha stretto un patto, le contorce e le schiaccia fino a farle soccombere in un’esplosione viva di sangue, che schizza in ogni dove e raggiunge, allegoricamente, anche lo spettatore, che non può che restarne affascinato. Finalmente Chainsaw Man è un’opera capace di prendere una posizione netta, accontentando il suo pubblico e restituendo quel gore spietato che, con un piede sull’acceleratore, potrebbe portare le immagini dell’anime verso livelli mai osservati prima. 

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