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Recensione – Il Gobbo di Notre Dame: chi è il mostro?

la recensione de Il gobbo di Notre Dame

Distribuito nelle sale cinematografiche americane il 21 giugno 1996 e in quelle italiane il 6 dicembre del medesimo anno.

Trentaquattresimo classico Disney liberamente ispirato al romanzo di Victor Hugo: Notre Dame de Paris; diretto da Gary Trousdale e Kirk Wise, scritto da Tab Murphy, Irene Mecchi, Bob Tzudiker, Noni White e Jonathan Roberts.

La colonna sonora è composta da Alan Menken ed ha ottenuto una candidatura agli Oscar. Il cast vocale è composto da: Demi Moore, Tom Hulce, Tony Jay, Kevin Kline, Jason Alexander, Charles Kimbrough, Mary Wickes e Paul Kandel.

La trama de Il gobbo di Notre Dame, film del 1996

Nella Parigi del XV secolo, dentro il campanile della cattedrale di Notre Dame, vive lontano da tutti Quasimodo, giovane deforme, cresciuto e allevato dal giudice Frollo. Nelle storie di ieri di oggi è diventato un canovaccio collaudato l’atto eroico del/della protagonista a cui dopo il salvataggio della persona amata segue il ricongiungimento amoroso. Mettere a repentaglio la propria esistenza per chi si ama è sicuramente un gesto nobile e puro e nelle dinamiche del racconto il sentimento ricambiato è una sorta di ricompensa per la prova dimostrata. In questa favola Quasimodo riesce a diventare il “cavaliere perfetto” concretizzando meglio di tutti, come né prima né dopo è stato fatto, il significato del “Vero Amore”. Egli sa da molto tempo, all’interno della pellicola, di non essere corrisposto, la logica e la ragione suggeriscono di chiudere gli occhi e di lasciar scorrere il tempo.

 

Invece nel momento chiave della vicenda si evolve, gettandosi senza indugio tra le fiamme, affrontando qualsiasi minaccia pur di salvaguardare l’incolumità di Esmeralda. Il canone conclusivo del “e vissero tutti felici e contenti” cambia volto, si decide di rovesciare la convenzione.

la conclusione segna un altro punto di svolta, comprendendo appieno il senso dell’essere innamorato, non solo accetta che la donna decida di donare il suo cuore ad un altro ma gode della felicità altrui unendo insieme le loro mani come una sorta di benedizione.

La recensione de Il gobbo di Notre Dame, trentaquattresimo classico Disney

Considerato uno dei film d’animazione più maturo e adulto soprattutto per la caratterizzazione dell’antagonista principale. A differenza dei cattivi precedenti, Frollo non è mosso da sete di potere o di denaro né da vendetta o sentimenti simili. Ciò che lo trascina verso la follia più totale è il desiderio sessuale che spinto fino all’eccesso frantuma qualsiasi brandello di lucidità. Sia nei dialoghi che nelle immagini non si vuole nascondere nessun aspetto legato alla carnalità.

 

Mediante gli sguardi, i corpi, dettagli onirici e parole si esplicita una condizione di inesorabile annebbiamento alimentato da una perversione fino a quel momento rimasta assopita, la sua sequenza canora può benissimo essere letta come allegoria di una lunga ed intensa masturbazione.

Oltre a questo, il personaggio non nasconde il proprio razzismo e il proprio astio nei confronti della diversità. Il suo odio nei confronti di Quasimodo non conosce limiti. Nella sequenza dell’alfabeto consuma nei confronti del ragazzo una vera e propria tortura psicologica.

 

In più è responsabile di un vero sequestro durato più di vent’anni, la solitudine costringe Quasimodo ad interagire con qualcuno che prende vita esclusivamente grazie alla sua immaginazione.  

Sotto la bandiera del fanatismo religioso, Frollo e gli uomini come lui si credono privilegiati nel disegno divino, convinti di possedere un canale preferenziale col Creatore, scaricando la colpa sul prossimo delle loro immoralità. Uomini che lo stesso Gesù definiva “sepolcri imbiancati: belli a vedersi ma dentro colmi di ossa di morti e ogni tipo di putridume…”.

Il significato dei personaggi e le tematiche in Il gobbo di Notre Dame

Il testo evangelico è liberamente rappresentato facendo eco ad una parabola raccontata nel Vangelo secondo Luca: la storia del fariseo e del pubblicano. Due situazioni non cronologicamente in contemporanea entrambe messe in scena attraverso la canzone, ma che riflettono il significato delle pagine bibliche.


Due canzoni che posso essere interpretate come due preghiere, ma dal significato completamente opposto. Esmeralda non chiede nulla per sé stessa, la sua preoccupazione è il collettivo, la sua intercessione mira ad un cambiamento per il bene di tutti senza che traspaia un lamento per la sua condizione. Al contrario Frollo mette subito in chiaro quanto egli sia superiore e distante dal resto delle persone che lo circondano, implorando il male altrui qualora non fosse soddisfatto dei piaceri tanto agognati. Tale invocazione non ha altro fine che l’affermazione dell’io, una presunzione di onnipotenza tanto da credere che Dio benedica il suo operato.


Ancora oggi il miglior prodotto targato Walt Disney Animation Studios.

Voto:
5/5
Andrea Barone
5/5
Andrea Boggione
4/5
Christian D'Avanzo
5/5
Gabriele Maccauro
4.5/5
Alessio Minorenti
4.5/5
Paola Perri
5/5
Vittorio Pigini
5/5
Bruno Santini
5/5