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Recensione – Tokyo Vice da 1×01 a 1×04: l’eredità di Michael Mann

Recensione episodi da 1x05 e 1x06 e disponibile su Paramount Plus

Disponibile da pochi giorni su Paramount+, Tokyo Vice è la nuova serie tv prodotta da Michael Mann: uscita nell’indifferenza generale, ecco di che cosa tratta, a quale incredibile storia vera si ispira, tirando le le somme sui primi quattro episodi fin’ora disponibili sulla piattaforma. Di seguito, è riportata la trama e la recensione dei primi quattro episodi di Tokyo Vice. 

Influenze e riferimenti della serie tv neo-noir tanto voluta da Michael Mann 

Sviluppata per HBO MAX e disponibile da qualche giorno in Italia su Paramount+ (gratis per tutti i possessori di un abbonamento sky cinema), Tokyo Vice è una serie poliziesca ambientata nella capitale del Sol Levante tra la fine degli ’90 ed i primi anni 2000 e che trasuda lo stile e le tematiche tanto care al suo produttore, il grandissimo Michael Mann: egli ha fortemente voluto la realizzazione di questa serie tv, tanto da firmare anche la regia del primo episodio e, guardandola, sarà impossibile non pensare ad alcuni dei capisaldi della filmografia del regista di Chicago, da Strade Violente a Heat-La Sfida, da Collateral al tanto discusso Blackhat.

 

Tokyo Vice riprende gli insegnamenti di Jean-Pierre Melville e, come d’altronde per quasi tutta la filmografia di Mann, li sviluppa attraverso i suoi occhi, trasformandola in una serie tv neo-noir, che racconta con grande accuratezza i rapporti tra i personaggi, ponendo grande enfasi sulla loro caratterizzazione e, soprattutto, rendendo la città stessa un personaggio cruciale che con i personaggi si relaziona in ogni istante, tra locali, vicoli e giochi di luci e neon. In questo senso, una città come Tokyo si presta perfettamente allo scopo. Inoltre, come già avvenuto con altri film di Mann, l’opera si ispira ad una incredibile storia vera.

Recensione episodi da 1x01 a 1x04 di Tokyo Vice, serie prodotta da Michael Mann e disponibile su Paramount Plus

Di che cosa parla Tokyo Vice ed a quale incedibile storia vera si ispira

Tokyo Vice ci racconta la storia di Jake Adelstein (Ansel Elgort), americano del Missouri che nel 1999 si trasferisce a Tokyo per tentare ciò che nessuno straniero era mai riuscito a fare prima : entrare come giornalista all’interno della redazione del prestigioso Meicho Shinbun (nome di fantasia, come vedremo più tardi), considerato uno dei giornali migliori al mondo. Questo, inevitabilmente, gli attirerà l’antipatia di molti e, partendo dal basso, Jake dovrà tentare di farsi strada all’interno della redazione, sempre alla ricerca di uno scoop interessante di cui scrivere che, una volta trovato, farà partire una reazione a catena ed un intreccio che coinvolgerà la stessa Yakuza e che metterà a rischio molto più che il suo mero posto di lavoro. 

 

L’opera è un adattamento del libro di memorie Tokyo Vice : An American Reporter on the Police Beat in Japan scritto nel 2009 da Jake Adelstein. La storia, inizialmente concepita per la realizzazione di un film, si è poi trasformata in questa serie tv che, con il coinvolgimento di Michael Mann, non può non rimandare poi al suo film del 2006  Miami Vice ed all’omonima serie tv degli anni ’80. Il vero Jake Adelstein ha lavorato presso lo Yomiuri Shinbun per 12 anni, dal 1993 al 2005, nonostate la serie inizi nel 1999. A parte qualche piccola differenza di questo tipo però, la serie segue abbastanza fedelmente la storia di Adelstein e come, con il suo lavoro e la sua voglia di scoprire la verità di casi che, generalmente, la redazione tende a chiudere velocemente o lasciare irrisolti, attirerà l’attenzione della stessa Yakuza ma anche di Hiroto Katagiri, un detective della polizia interpretato magistralmente da Ken Watanabe.

Recensione episodi da 1x01 a 1x04 di Tokyo Vice, serie tv prodotta da Michael Mann e disponibile su Paramount Plus

La recensione dei primi quattro episodi di Tokyo Vice

In questi primi quattro episodi abbiamo visto come Jake Adelstein si sia preparato al test d’ammissione per entrare all’interno della redazione del Meicho Shinbun, gli ostacoli che ha incontrato sulla sua strada vista la diffidenza dei più, in quanto unico straniero e, allo stesso tempo, una parte più intima della sua vita, con il personaggio interpretato da Ansel Elgort che si crea una ragnatela di amicizie e contatti (più o meno sicuri) e di come lotti, allo stesso tempo, contro la nostalgia e la mancanza di casa, dove non torna da ormai 3 anni. In questo senso sono bellissimi i momenti in cui ascolta le audiocassette che gli ha registrato la sorella, momenti che sembrano un limbo, un maniera per fermare il tempo e mettere in stand-by tutto ciò che è esterno per risentirsi, in un qualche modo, di nuovo a casa ed al sicuro. Il suo lavoro però, inevitabilmente, attira l’attenzione della Yakuza, che non vuole assolutamente che interferisca con i loro affari. 


Dopo aver incontrato il detective Hiroto Katagiri però, sembra avere finalmente qualcuno dalla sua parte che abbia un peso specifico molto importante sia all’interno della polizia che nei confronti della Yakuza. Questo è certamente uno degli aspetti più affascinanti della serie, ovvero il mostrare il lato oscuro di Tokyo, città amata da praticamente tutti, meta turistica tra le principali al mondo, in cui però si sente sempre dire che è tutto perfetto, che tutto funziona a meraviglia e che sono un popolo aperto. Non va mai fatta di tutta un’erba un fascio ma tutto ciò è falso, Tokyo nasconde problematiche che si porta dietro da decenni e decenni, il suo è un popolo che fa molta fatica non a parlare inglese, ma proprio ad accettare di doverlo imparare anche solo per fini lavorativi, men che meno accettare la presenza in pianta stabile di stranieri sul loro territorio. La questione Yakuza meriterebbe molto più spazio perchè è complessa ed articolata ma, come potete intuire, non è nulla di positivo. Col passare delle puntate, da un lato ci avvicineremo alla verità ma da un altro si aggiungeranno domande e punti interrogativi e la serie diventerà un noir a tinte thriller assolutamente da non perdere.

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