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Lo sport al cinema: la recensione di Una Stagione da Ricordare (2018)

la recensione di una stagione da ricordare

Distribuito nelle sale cinematografiche americane il 6 aprile 2018 col titolo originale The miracle season, mentre in Italia è uscito direttamente per il mercato home-video il 13 dicembre dello stesso anno.

Diretto da Sean McNamara, scritto da David Aaron Cohen ed Elissa Matsueda mentre il cast è composto da: Helen Hunt, Erin Moriarty, Danika Yarosh, Jason Gray-Stanford, Nesta Cooper e William Hurt.

La trama di Una stagione da ricordare, film del 2018

Caroline guida la squadra di pallavolo della West High School di Iowa City. La morte della ragazza sconvolge le compagne, che vengono spinte dalla allenatrice a fare gruppo e superare la tragedia per vincere il campionato.

Una storia vera, una storia di tutti i giorni che sicuramente merita di essere conosciuta da più persone possibili. Caroline è una ragazza che definire solare è un eufemismo.

Amata da tutti per il suo carattere espansivo e amorevole, sempre col sorriso e una buona parola per chiunque. Un’energia apparentemente inesauribile nonostante una situazione familiare difficilissima per una ragazza di soli diciassette anni.

La morte improvvisa di una ragazza come lei è un terremoto che scuoterebbe chiunque: che senso ha ora andare avanti? Perché lei? Chi decide tutto questo? Sono le domande che si sono posti i suoi familiari, le sue compagne di squadra, i suoi compagni di scuola e il resto dei compaesani.

Un percorso di elaborazione del lutto mediante una stagione sportiva in cui l’essere accumunati dal dolore diventa collante, la disperazione e la rassegnazione vengono trasformate in voglia di rivincita, non tanto contro le avversarie di turno ma contro la vita stessa.

La recensione di Una stagione da ricordare, con William Hurt ed Erin Moriarty

Una pellicola dagli intenti evidenti: emozionare gli spettatori dall’inizio alla fine, in particolare con chi ha vissuto una situazione analoga. È chiaramente molto difficile rimanere indifferenti ad un fatto simile, purtroppo però il pericolo di risultare ricattatori e pesanti è dietro l’angolo.

Preoccupandosi di fare breccia nel cuore degli spettatori, lungometraggi come questi non godono di una fattura brillante. Ci si accontenta di portare a casa il risultato in maniera un po’ scolastica, senza la minima impronta autoriale (senza ricerca la spettacolarità nelle scene di pallavolo) e nel complesso con attori mediocri che devono solamente somigliare alle persone realmente esistite.

Le fotografie e i videoclip di repertorio proposte durante i titoli di coda permettono infatti di fare un confronto immediato tra quello che abbiamo visto e sentito con ciò che è stato.

Caldamente consigliato da vedere in famiglia soprattutto durante le vacanze natalizie, poiché è il periodo perfetto per i buoni sentimenti, nonostante l’ambientazione sia differente e la parola natale non venga mai pronunciata.

Voto:
3/5