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Recensione − Raya e l’ultimo drago: la potenza della semplicità

La recensione di Raya e l'ultimo drago, film della Disney

L’ultimo film della Walt Disney Animation Studios prima del 60° classico che è Encanto, sembra essere passato un po’ sottobanco, ma in realtà si è rivelato essere di gran qualità. Si parla di Raya e l’ultimo drago, approdato il 5 marzo 2021 direttamente sulla piattaforma streaming Disney+ con l’accesso vip al costo di 21,99 euro; successivamente, siccome la decisione di lanciare l’uscita del film su piattaforma fu dovuta alla pandemia, il film fu distribuito al cinema per un breve periodo (in Italia a giugno), con il cortometraggio Us Again a precedere la pellicola. Si torna finalmente a dare vita ad una storia originale con nuovi personaggi a distanza di 5 anni (l’ultimo fu Oceania nel 2016), dopo aver realizzato due ottimi seguiti come Ralph spacca Internet e Frozen II – Il segreto di Arendelle rispettivamente nel 2018 e nel 2019. Raya e l’ultimo drago è diretto a quattro mani da Don Hall (Big Hero 6) e Carlos Lòpez Estrada. Ecco la trama e la recensione di Raya e l’ultimo drago, 59° classico Disney distribuito nel 2021.

La trama di Raya e l’ultimo drago, film della Disney

Gli autori di Raya e l’ultimo drago immergono gli spettatori, grandi e piccini, nel mondo di Kumundra, un posto simile alla Terra. In questo luogo una volta ci vivevano draghi e uomini in armonia, fino a quando non ci fu la terribile minaccia dei mostri conosciuti come Druun. I draghi decisero di sacrificare la loro vita per salvare l’umanità ma nonostante questo il popolo, che deve la sua vita alle magiche creature, si divise in 5 regni (ognuno porta il nome di una parte del corpo di un drago) e tra di loro iniziarono interminabili ostilità. Ecco che cinquecento anni dopo c’è il ritorno dei Druun che porta nuovamente morte e distruzione, così il sogno del sovrano delle Terre del Cuore di riunire Kumundra viene spazzato via e sua figlia, aspirante guerriera chiamata Raya, andrà alla ricerca dell’ultimo drago leggendario per battere nuovamente i mostri e sperare nella riunione dei regni in un unico grande popolo, come un tempo.

 

Durante il tentativo di compiere la sua impresa, Raya dovrà affrontare numerosi ostacoli rappresentati sia da Naamari, principessa guerriera sua nemesi dai tempi d’infanzia, sia dai mostri che da altri personaggi sparsi tra i regni. Forte della compagnia di Sisu, il fantomatico ultimo drago da titolo del film, e di altri valorosi amici conosciuti lungo il suo viaggio, farà fronte a tutte le difficoltà del caso pur di riportare in vita suo padre e il suo popolo. D’altronde, sarà l’unione a fare la forza.

La recensione di Raya e l'ultimo drago, film della Disney

La recensione di Raya e l’ultimo drago, 59° classico Disney

La Disney con il suo 59° classico continua la marcia verso l’integrazione culturale e la rivisitazione del ruolo della principessa. Infatti nel film ogni qual volta si passa per un regno, viene integrato nel gruppo un nuovo personaggio che fa parte di un’etnia diversa, mentre per quanto riguarda la questione del nuovo ruolo della principessa, qui ne abbiamo due appartenenti ad una dinastia diversa e tra loro addirittura nemesi: Raya e Naamari. Entrambe le principesse sono guerriere forti e determinate nel portare a termine la propria missione e, come in Oceania, si continua sulla strada della redenzione individuale, con uno sviluppo ben preciso di questi due personaggi che non hanno bisogno di un principe e di una relazione sentimentale, perché non c’è solo l’amore per un uomo o una donna, ma per la famiglia (Frozen), per il proprio popolo e la natura (Oceania), per gli amici (Ralph Spacca Internet), e questo bellissimo discorso che la Disney sta cercando di impartire al suo pubblico da qualche anno, ha continuità in Raya e l’ultimo drago.

 

La storia è semplice, quasi troppo, con magia, draghi, territori divisi e in conflitto, tutti elementi che si sono visti più e più volte nel corso degli anni sia in televisione che al cinema. Eppure, nonostante una semplicità disarmante, la potenza del film è centrata proprio sui personaggi e sulle relazioni che si instaurano tra di loro con un messaggio di fondo trasposto benissimo: la fiducia nel prossimo. Così facendo, il film centra l’obiettivo di arrivare diritto al cuore di chi lo guarda. Una brevissima parentesi però tocca aprirla per quanto riguarda il comparto tecnico, perché l’animazione portata dalla Disney negli ultimi anni è un qualcosa di sublime, cura i dettagli dei personaggi e anche degli ambienti in maniera quasi maniacale; regia, montaggio e fotografia sono anche loro ispirati dando vita a scene memorabili e a delle sequenze action più dinamiche del solito, offrendo una buonissima confezione per l’intrattenimento, decisamente fluido nello scorrere delle immagini. Ma elemento determinante per la riuscita del film sono degli adorabili personaggi reclutati dalla protagonista durante la sua missione: Sisu, l’ultimo drago, in grado di trasformarsi anche in un’umana; Tuk Tuk, l’animale da compagnia di Raya, un misto tra un armadillo ed uno scarabeo; Boun, un ragazzino di 10 anni proveniente dalla Terra di Coda ed amabile gestore di un battello-ristorante; Noi, una buffa neonata fin troppo sveglia per la sua età, ma la vita l’ha portata a dover rubare per le strade del regno in cui vive, Artiglio, in compagnia degli Ongi (a metà tra scimmia e pesce gatto); ed infine Tong, ultimo superstite del clan Dorso. Ognuno di questi personaggi ha una sua personalità, una sua storia da raccontare; tra di loro nasce un’amicizia solida fatta di lealtà e fiducia, che sarebbe poi il messaggio del film. La narrazione riesce ad essere coinvolgente, inizia al presente per poi affacciarsi al passato con un flashback e tornare nuovamente al presente dopo aver informato lo spettatore di come si sia arrivati a quel punto. Ioltre i tempi comici sono ben gestiti e risultano simpatici, mai fuori luogo o eccessivi.

 

Il finale romanzato lascia spazio alle emozioni e gioca con la sospensione dell’incredulità, e lo spettatore sarà felice di farsi trasportare senza farsi troppe domande perché era quello che in cuor suo sperava di vedere. Un happy end doveroso! La semplicità può essere un’arma a doppio taglio: o si rischia di scadere nella banalità oppure si riesce a portare qualcosa di efficace. E infatti, Raya e l’ultimo drago è semplicissimo, eppure riesce in quello che vuole: emozionare e a far riflettere sia i più piccini che i più cresciuti, perché ha cuore ed è un prodotto sincero. Sicuramente non è uno dei migliori classici Disney, ma resta un film adorabile per la potenza del suo messaggio e per i suoi coraggiosi personaggi.

Voto:
3.5/5
Andrea Barone
0/5
Andrea Boggione
4/5
Alessandro Di Lonardo
0/5
Paolo Innocenti
0/5
Paola Perri
4/5
Vittorio Pigini
3/5
Bruno Santini
3.5/5
Giovanni Urgnani
0/5