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Lo sport al cinema: la recensione di Veloce Come il Vento (2016)

La recensione di Veloce come il vento

Distribuito nelle sale cinematografiche italiane dal 7 aprile 2016, co-scritto e diretto da Matteo Rovere.

Ispirato liberamente alla carriera del pilota di rally Carlo Capone mentre il cast è composto da: Stefano Accorsi, Matilda De Angelis, Lorenzo Gioielli, Roberta Mattei, Tatiana Luter e Paolo Graziosi.

Candidato a sedici David di Donatello, tra cui miglior film, vincitore nelle categorie: miglior attore protagonista, miglior autore per la fotografia, miglior montatore, miglior sonoro, miglior effetti digitali e miglior truccatore.

La trama di Veloce come il vento, film del 2016

Giulia, giovane campionessa di gare automobilistiche, si riconcilia con il fratello tossicodipendente quando capisce che, nonostante i suoi problemi, il ragazzo è in grado di aiutarla nella carriera di pilota.

La famiglia non si sceglie, quando si nasce prendi quello che il caso ti ha consegnato senza possibilità di replicare, siamo costretti a fare i conti con le cause delle azioni svolte da chi ci ha messo al mondo, l’abbandono spinge ad una crescita repentina e frettolosa raggiungendo una maturazione precoce senza avere il tempo di elaborare il dolore.

 

La (ri)costruzione di un rapporto è un pericoloso e tortuoso percorso, come lo è un campionato. Una lotta continua contro contingenze e situazioni imprevedibili, gareggiando insieme ad altri si è costretti a fronteggiare le loro mosse, subisci in prima persona gli effetti dei loro sbagliÈ un percorso ricco di compromessi, discontinuità ma allo stesso tempo di fiducia, perdono e pazienza.

La recensione di Veloce come il vento con Stefano Accorsi e Matilda De Angelis

Come dimostrerà nel successivo lungometraggio: Il primo re; Rovere rappresenta il rapporto di fratellanza come un lungo cammino pieno di ostacoli, in cui gli incontri e gli scontri fungono da catalizzatori di sentimenti e angosce repressi o malcelati.


Fratelli ritrovatisi ad affrontare la vita da soli, in questo caso uniti senza propria volontà, ma con sudore e fatica dalle macerie si può ripartire, si può cogliere il frutto della seconda possibilità, senza che ciò significhi la mancanza di cadute ed inciampi, sempre pronti a presentarsi da un momento all’altro. Il modo di mettere in scena i fatti realmente accaduti risulta intelligente e funzionale, la storia vera è sì importante ma non ingombrante, lasciando libero spazio alla narrazione e alla caratterizzazione. Troppo spesso però si fa uso della forzatura per portare avanti gli eventi, è sacrosanto non essere schiavi della logica o del realismo ma ciò non significa abbandonarsi alla leggerezza.


L’adrenalina e lo spettacolo delle gare sono garantite da una formidabile e inappuntabile tecnica, una dimostrazione di qualità e pulizia non ravvisabili in chiunque. In determinati frangenti però in nome di tale spettacolo si presta il fianco alla forzatura, se non addirittura all’approssimazione.

Voto:
3.5/5
Andrea Barone
3.5/5
Andrea Boggione
3.5/5
Alessandro Di Lonardo
3/5
Paolo Innocenti
4/5
Carmine Marzano
3/5
Alessio Minorenti
3.5/5
Vittorio Pigini
3.5/5
Bruno Santini
3/5