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Recensione – Dante: il tormento cristologico di Pupi Avati

recensione Dante Pupi Avati

Sembra incredibile a pensarci, ma nonostante Dante Alighieri sia considerato uno dei personaggi più importanti ed iconici della storia della letteratura, nessuno ha mai pensato di fare un film sulla sua figura da quando esiste il cinema. Numerosissime sono le opere che lo citano ma, escludendo “L’Inferno” della Milano Films che traspone la prima parte della Divina Commedia e “Il Mistero Di Dante” di Louis Nero, che è un documentario con alcune parti di finzione, nessuno è mai riuscito a realizzare una biografia sull’illustre poeta…. ed è Pupi Avati con “Dante“, uscito recentemente nelle sale, ad assumere per la prima volta un peso specifico di questa portata. Ecco tutto ciò che c’è da sapere a proposito del film diretto da Pupi Avanti. 


La trama del film Dante diretto da Pupi Avati


Primo elemento considerevole, a proposito del film Dante di Pupi Avati, riguarda la sua trama. L’opera segue le vicende di Giovanni Boccaccio, il quale è incaricato di portare a Suor Beatrice, figlia dell’ormai defunto Dante Alighieri, dieci fiorini d’oro da parte di Firenze come risarcimento per i tormenti subiti dai guelfi neri quando il poeta fu esiliato dalla città. Durante il viaggio, Giovanni Boccaccio racconterà alle persone che incontrerà la vita del poeta ed il film si alternerà tra il cammino dello scrittore ed i continui flashback che mostreranno l’intera vita di Dante Alighieri dall’infanzia fino alla sua morte.


Dal punto di vista registico, Pupi Avati utilizza una cura maniacale dell’impostazione geometrica che fa sembrare le inquadrature dei veri e propri affreschi medievali, tanto che ad un certo punto c’è un momento in cui i personaggi si fondono letteralmente con i dipinti, dando al tutto un senso di profonda bellezza accentuata dall’ottima fotografia di Cesare Bastelli. Molto intelligenti i momenti in cui i frame vengono rallentati per fare apparire ancora più sentita la sofferenza di Dante che riesce a malapena a trattenersi. I costumi di Andrea Sorrentino e le scenografie di Laura Perini e Mattia Federici creano delle riproduzioni storiche eccellenti e le musiche di Lucio Gregoretti e Rocco De Rosa toccano l’anima con una sensazione mista tra dramma e misticità che si trasforma in beatitudine nei momenti più teneri.

recensione dante il film

L’interpretazione di Alessandro Sperduti nel film Dante e il cast del film


Alessandro Sperduti, che interpreta il giovane Dante, realizza una delle performance più convincenti che siano state fatte in un biopic negli ultimi anni, comunicandoci i pensieri sognatori del protagonista anche solo con gli occhi che ricercano amore nello sguardo e determinazione nel suo tono di voce dolce e rassicurante, persino nei momenti in cui il poeta risulta tormentato. Se Sperduti si rivela essere una delle più grandi promesse del nostro cinema, Sergio Castellitto nei panni di Boccaccio conferma ancora di essere un grande attore dando al suo personaggio una saggezza che però non smette mai di esprimere una forte tenerezza. Lo sguardo di Carlotta Portinari nel ruolo di Beatrice è un altro elemento recitativo che rapisce gli occhi dello spettatore con un perfetto equilibrio tra umanità e regalità che la fa sembrare una vera e propria Madonna.


Recensione del film Dante di Puoi Avati: le stranezze narrative della pellicola


Se dal punto di vista visivo e recitativo il film sorprende, nell’impianto narrativo ci sono delle cose che straniscono: se è bella la scelta di Avati di utilizzare i versi danteschi durante i momenti romantici tra il poeta e Beatrice, mostrando come l’arte si fonde attraverso l’esperienza della vita, non si comprende come mai si sia deciso di non menzionare quasi mai la Divina Commedia ed il modo in cui essa sia uscita dalla mente di Dante come rappresentazione del mondo se non come mezzo per essere accettato di nuovo a Firenze. Questa appare una semplificazione un po’ troppo netta e potrebbe sembrare pretenzioso da parte dello spettatore soffermarsi su tale dettaglio, ma dal momento che Boccaccio spesso esprime quanto gli scritti di Dante gli abbiano cambiato la vita, appare svilente il fatto che questi ultimi non siano quasi mai trattati in tale biografia almeno simbolicamente.

Le scene tra Dante e Beatrice già citate appaiono estremamente potenti e sono tra i punti migliori del film: non solo si percepisce tutto l’amore fortissimo provato dai due durante la crescita, ma l’autore riesce anche a farci sentire il senso dello strappo che subisce la coppia quando Beatrice è costretta a sposarsi con un altro uomo, momento in cui viene rappresentato non solo il dolore, ma anche il fallimento dell’uomo in una società fredda e meccanica che si allontana dai sentimenti umani riducendo i rapporti carnali ad una semplice funzione obbligatoria. Ma anche qui si percepisce un’altra falla: i momenti, per quanto perfetti, sono letteralmente tre in tutto il film, compreso quello della morte di Beatrice. Avati da molta importanza alla simbologia, ma sembra dimenticarsi che, essendo uno dei momenti fondamentali di Dante che influenzerà la sua vita, il limitare la loro esperienza a pochissimi momenti, per quanto importanti, fa sentire come se manchi un pezzo.


Questo senso di straniamento si ottiene anche con il pensiero politico di Dante. Il periodo in cui lui è dalla parte dei guelfi neri è troppo corto e molto poco chiaro, tanto che è difficile percepire il punto in cui lui cambia idea per poi diventare priore. Fortunatamente è proprio il suo passaggio definitivo a guelfo bianco a risollevare la forza dell’opera, dal momento che viene molto ben rappresentato il senso di bene comune che causa sacrifici e dolori contro sacre amicizie in nome di un bene superiore e soprattutto viene percepito tutto il tormento di Dante nell’essere rappresentato come un reietto nonostante lui abbia solo cercato di portare pace, perché sono coloro che scelgono l’amore i primi a patire sofferenze a causa di un mondo che sceglie il dominio e la sopraffazione anche nella violenza, proprio come il papa Bonifacio VIII che qui viene rappresentato come il fallimento della chiesa Cattolica.

Dante attore

Molto interessante anche il ruolo di Giovanni Boccaccio, qui rappresentato quasi come l’apostolo di Dante che diffonde la sua parola, come un uomo che guarda agli orrori del passato ma puntando gli occhi sul futuro grazie a ciò che i grandi maestri hanno lasciato dietro. Dante qui diventa una figura cristologica, rappresentante dei martiri che subiscono ma di cui bontà non per forza sarà resa vana, grazie alla forza delle sue opere e delle sue azioni. Il rapporto tra Boccaccio e Dante non è solo quello di allievo e di maestro, ma proprio di padre e figlio: le opere artistiche sono estremamente importanti non solo a livello intellettuale, ma possono essere fondamentali nel nostro diventare quello che siamo, con delle riflessioni che possono davvero cambiare la vita ed il nostro modo di vedere le cose.


Con “Dante”, Pupi Avati riesce a rappresentare la distruzione della bontà umana causata dalla ricerca di violenza ed oppressione che viene considerata normale in una società ormai distaccata ed aggressiva e pone un interessantissimo rapporto tra gli artisti ed i fruitori delle opere che riflette non solo sull’importanza della letteratura, ma anche del cinema stesso. Peccato per i difetti citati dovuti probabilmente anche alla durata di 90 minuti, poiché una figura corposa ed importante come Dante avrebbe necessitato almeno di una mezz’ora in più e le parti mancanti purtroppo si sentono. Ma anche in quei momenti più affrettati ci sono degli elementi interessanti e, nonostante tutti i difetti, questa biografia è comunque particolare e soprattutto assolutamente degna di una visione.

Voto:
3/5
Andrea Boggione:
0/5
Christian D'Avanzo:
0/5
Carmine Marzano:
2/5
Alessio Minorenti:
0/5
Paolo Innocenti:
4.5/5
Paola Perri:
0/5
Vittorio Pigini:
2.4/5
Giovanni Urgnani:
0/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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