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Lo sport al cinema: la recensione di “Momenti di gloria” (1981)

Recensione del film Momenti di Gloria 1981 diretto da Hugh Hudson

Presentato in concorso alla trentaquattresima edizione del Festival di Cannes, distribuito nelle sale britanniche il 15 maggio 1981 col titolo originale Chariots of fire mentre in quelle italiane il 18 dicembre del medesimo anno, Momenti di Gloria è un film di cui si offre un’analisi a proposito di trama e recensione. Diretto da Hugh Hudson, scritto da Colin Welland mentre la colonna sonora è firmata da Vangelis. Il cast comprende: Ben Cross, Ian Charleson, Nicholas Farrell, Nigel Havers, Cheryl Campell, Alice Krige, Daniel Gerroll e Ian Holm. Candidato a sette premi Oscar e vincitore di quattro statuette tra cui: miglior film, miglior sceneggiatura originale, miglior colonna sonora e migliori costumi a Milena Canonero.

La trama di Momenti di Gloria, film del 1981

 

Al fine di comprendere tutto ciò che c’è da sapere su Momenti di Gloria del 1981, vale la pena iniziare con la sua trama. Parigi 1924, l’ottava edizione delle Olimpiadi moderne per Harold Abrahams non sono solo una grande occasione per ottenere un risultato prestigioso agli occhi del mondo nella più importante manifestazione sportiva organizzata dalla società umana, ma la possibilità di rivalsa per sé e per la propria comunità. Inglese di passaporto, ebraico di fede Abrahams non ha lottato solamente contro i propri avversari nella pista di atletica ma ha anche dovuto affrontare le distanze, le diffidenze e le discriminazioni.

 

La vittoria raggiunta al traguardo la condividerà insieme al suo allenatore Sam Mussabini, a cui non sarà permesso nemmeno di entrare allo stadio per assistere alla gara. Un rapporto professionale che tramuterà in una sincera amicizia consolidata dall’emarginazione ma allo stesso tempo dalla determinazione, capace di superare qualsiasi ostacolo. Tale collaborazione è osteggiata dalle istituzioni che hanno fondato i loro principi nel segno del cameratismo, dell’ordine e delle tradizioni, preoccupate dalla diversità ma che in seguito, senza neanche troppo pudore, si appropriano e sfoggiano per sé facendo propria la vittoria di chi fino all’ultimo non è stato mai riconosciuto a pieno alla pari di tutti gli altri.

 

Ma aldilà delle ipocrisie della classe dirigente, dentro il sistema scolastico Abrahams riuscirà a costruire un forte legame con i suoi compagni di nazionale, esattamente come il forte dei western di John Ford l’università diventa luogo di frontiera, in cui dentro di sé si forma a sua volta un nucleo familiare, con cui condividere fatiche, gioie, dolori e vittorie.

Recensione di Momenti di Gloria e i valori presenti all’interno del film


Eric Liddell, atleta e missionario che ha vissuto la sua intera esistenza nel segno della fede religiosa, così anche il suo percorso all’interno della pellicola è totalmente catalizzato in questa veste tanto da rendere lo sport in questione e la gara stessa un mero pretesto per affermare quanto l’investitura divina conduca il soggetto al pieno successo quasi come se la vittoria sia proporzionale alla quantità di devozione e non principalmente alle qualità atletiche o alla capacità individuale.


L’intenzione è palesata durante la sequenza della finale dei 400m piani in cui, nel mezzo dell’ennesima inquadratura in slow-motion, viene riproposto tramite voce fuoricampo il dialogo con sua moglie sottolineando quanto le sue doti, di conseguenza anche i suoi trionfi, siano esclusivamente frutto di una volontà superiore. Un’ ostentazione che rimarca un concetto già ben esplicitato nel corso di tutto il lungometraggio, trasformando il legame tra l’uomo e il suo credo in propaganda religiosa.


Altrettanto profondo è il legame con la sua terra natia, rafforzato dalla nostalgia sviluppata dopo un periodo di lunga assenza in un luogo così lontano come la Cina. Il nome e la bandiera della Scozia sono la testimonianza di una forte identità territoriale che ha segnato fin dalle origini la permanenza nel Regno Unito. La vittoria in pista non può non essere conquistata senza che all’interno della famiglia vi sia unità d’intenti e appoggio reciproco, la sfida altrettanto impegnativa a cui Eric deve sottoporsi è riuscire a superare le resistenze di sua moglie Jennie, preoccupata di quanto l’attività agonistica tolga tempo ed energie a quella che è considerata la vera missione: la predicazione evangelizzatrice. Ma ancora una volta la risposta finale è data dalla dottrina spirituale, accettando gli avvenimenti mediante la prospettiva della “volontà di Dio” e che il raggiungimento di ogni obiettivo sia una forma alternativa di preghiera e onore.


Voto:
3.5/5
Andrea Barone
0/5
Andrea Boggione
0/5
Christian D'Avanzo
0/5
Carlo Iarossi
0/5
Paolo Innocenti
0/5
Carmine Marzano
0/5
Alessio Minorenti
0/5
Paola Perri
0/5
Vittorio Pigini
0/5