L’Italia continua la sua partecipazione al festival di Venezia 2022 con “Il Signore Delle Formiche”, che vede Gianni Amelio dietro la macchina da presa. L’opera parla del processo fatto al drammaturgo e poeta Aldo Braibanti, accusato da una famiglia di aver plagiato, quindi sottomesso fisicamente e psicologicamente, il giovane Ettore… Ma in realtà il processo è fatto soprattutto per abbattere la figura dello scrittore in quanto omosessuale.
In questo lungometraggio è esplicitato il ritratto di tutta la nostra distruzione culturale: tutte le persone che condannano l’immoralità in nome di principi religiosi vengono rappresentati con una sottile vena ironica e satirica accompagnata comunque da un senso di inquietudine nei loro sguardi freddi e decisi. Non c’è spazio o comprensione per l’ignoranza, ma nonostante ciò essa naviga sovrana nella nostra società e nel nostro governo.
Numerosi sono i testi citati per combattere tale ignoranza: questo potrebbe far pesare l’opera come eccessivamente retorica e ricca di didascalismi, ma le citazioni di numerosi studiosi e filosofi come Einstein e Seneca non fanno altro che aumentare uno dei punti più importanti del film, ovvero che solo con l’apprendimento e con l’interesse artistico è possibile esprimersi al meglio e sentirsi più liberi.
La letteratura, la pittura e qualsiasi forma d’arte vengono viste come un’ancora di salvezza e non è un caso che nell’opera venga dato molto spazio alla figura del giornalista Marcello; ma l’intelligenza del lungometraggio è data anche dal fatto che l’apprendimento può non bastare se manca la sensibilità, come lo stesso fratello di Ettore che apprende i testi per il solo motivo di criticare e di aumentare il proprio ego, mai per esprimere qualcosa o per imparare qualcosa davvero.
Dall’importanza dell’apprendimento viene poi l’importanza della divulgazione: infatti il co-protagonista dell’opera è il giornalista Marcello, il quale lotta contro la censura per parlare delle atrocità del processo. Più un’idea si divulga, più è possibile che le persone ascoltino, per questo è importante parlare, per questo è importante lottare ed ottenere figure che possano aiutare il futuro della cultura e dell’apertura mentale dei propri paesi. Non è un caso che Aldo Braibanti citi all’inizio l’importanza di avere dei punti di riferimento quando si vuole imparare a fare arte studiando quindi prima i maestri, proprio come lo stesso Braibanti diventerà nella storia un punto di riferimento per le lotte LGBT e per la libertà di espressione.
Discorsi già sentiti questi? Probabilmente, ma sempre importanti… E Gianni Amelio è attento a catturare la sensibilità dei nostri personaggi, persino degli accusatori rappresentati come fascisti. La bellezza dello studio non è inferiore alla bellezza degli abbracci, degli sguardi e delle parole: proprio per questo l’opera è didascalica, perché l’utilizzo delle parole nel film è considerato fondamentale per la comunicazione tra i personaggi, come è fondamentale per il film la comunicazione con il pubblico, il tutto aiutato dalle grandi interpretazioni di Luigi Locascio ed Elio Germano che rendono il film uno dei biopic più riusciti dell’anno.