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L’ antica Roma al cinema: Il gladiatore (2000)

L’iconico kolossal diretto da Ridley Scott ha segnato intere generazioni, vincendo l’Oscar nella categoria “Miglior film”. Nell’articolo l’analisi del film.

Distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi il 5 maggio 2000 mentre in quelle italiane il 19 maggio dello stesso anno. Diretto da Sir Ridley Scott, scritto da: David Franzoni, John Logan e William Nicholson ispirandosi al romanzo Those about to die di Daniel Mannix. La colonna sonora è composta da Hans Zimmer e Lisa Gerrard mentre il cast comprende: Russell Crowe, Joaquin Phoenix, Connie Nielsen, Oliver Reed, Derek Jacobi, Dijimon Hounsou e Richard Harris, infine il montaggio è curato da Pietro Scalia. Candidato a dodici premi Oscar, vincitore di cinque statuette tra cui: miglior film, miglior attore protagonista, miglior sonoro, migliori effetti visivi e migliori costumi a Janty Yates.

Oggi viviamo in un’epoca in cui ogni pellicola che: presenti la didascalia “tratto da una storia vera”, che sia ambientata in un contesto storico preciso o racconti le gesta di un’icona popolare, ha superato il concetto di verosimiglianza per far posto all’iper-realismo. Conquistano sempre di più il cuore del pubblico le sequenze realizzate per filo e per segno alla realtà e i dialoghi sono letteralmente identici. È prassi, infatti, concludere questi lungometraggi con le fatidiche immagini di repertorio per dimostrare quanto sforzo sia stato profuso. Consolidando tale approccio anche pellicole passate come Il gladiatore sono vittima della caccia alla veridicità, in cui se ogni dettaglio non è rappresentato a dovere, automaticamente cade la credibilità nei suoi confronti. Così facendo viene a mancare la vera essenza del cinema: raccontare una storia attraverso le immagini. Non siamo di fronte ad un trattato, ad una lezione, ad un documentario o ad una biografia scritta, l’autore deve essere libero di manipolare il periodo in cui vuole ambientare la sua opera anche se, come in questo caso, coinvolga persone realmente esistite. Il gladiatore va fruito esattamente come una favola, lo è, ne ha tutte le caratteristiche: il cavaliere protagonista che incarna i valori giusti e i sani princìpi (Massimo Decimo Meridio); il cattivo che al contrario è l’incarnazione del Male puro con tutti i sentimenti che ne derivano (Commodo); lo scudiero (Juba); la principessa prigioniera da liberare (Augusta Lucilla). Ciò può essere assimilato benissimo mediante la sospensione dell’incredulità, condizione imprescindibile non applicabile soltanto dinanzi a connotati immaginari come: creature o mondi fantastici, superpoteri o invasioni aliene…ma d’altronde con Bastardi senza gloria non è stato fatto?

Massimo Decimo Meridio si può definire un personaggio “d’altri tempi”, per una caratteristica in particolare: egli, nonostante a causa dell’antagonista sia rimasto senza la moglie e senza il figlio, mette in secondo piano la vendetta o le questioni personali (se non in pochissimi accenni), elemento che invece è punto fermo della caratterizzazione dei personaggi cinematografici contemporanei (eccezion fatta per i personaggi Marvel). Il suo obiettivo è la sconfitta di Commodo per riuscire a realizzare l’obiettivo preposto da Marco Aurelio: una Roma nuovamente governata dal popolo mettendo al bando la figura dell’imperatore. I suoi cari rappresentano il punto di arrivo, la consolazione finale dopo una vita passata a servire la sua patria. Come per tutti i personaggi scottiani la vittoria non è mai completa, l’obiettivo è raggiunto ma ad un prezzo altissimo: prima la perdita della famiglia e della sua dimora, poi la vita stessa, lasciandoci nel dubbio se l’incontro finale nell’aldilà sia reale o semplicemente l’illusione di un uomo alla fine dei suoi giorni. Inoltre, la vittoria di Russell Crowe come miglior attore protagonista agli Oscar fa provare nostalgia per quei tempi in cui si poteva essere premiati anche interpretando personaggi di fantasia. Il gladiatore risponde alla domanda: “Esistono capolavori nel cinema commerciale?” in maniera affermativa, poiché dal punto di vista dell’intrattenimento funziona tutto: tecnica impeccabile, dialoghi e brani musicali impressi nell’immaginario collettivo, perfetto equilibrio tra azione e narrazione (facendo della semplicità un’arma vincente) e una durata precisa. Insieme a Ritorno al futuro ha dato un punto di svolta nel suo genere di riferimento, ma per formulare questa valutazione è stato necessario lo scorrere del tempo…prova superata!

Voto:
5/5
Andrea Barone
5/5
Andrea Boggione
3.5/5
Christian D'Avanzo
4/5
Carlo Iarossi
5/5
Paolo Innocenti
0/5
Carmine Marzano
3/5
Alessio Minorenti
4/5
Paola Perri
4/5