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Orizzonti di gloria: L’idiozia della guerra

Era il 1956, un giovane Stanley Kubrick aveva da poco realizzato il suo primo film “Rapina a mano armata”, grazie al quale aveva attirato l’attenzione della MGM. Assunto da questa decise di proporgli il progetto dell’adattamento di un romanzo di cui aveva appena acquistato i diritti, “Orizzonti di gloria” di Humphrey Cobb ma senza ottenere il consenso della casa di produzione.

La sceneggiatura del film rischiava di non vedere la luce ma finì per capitare tra le mani di Kirk Douglas, influente e politicamente impegnata star di Hollywood, che, rimastone impressionato, se ne fece promotore presso la United Artist, che gli accordò un milione di dollari di budget.

Così, nel 1957, uscì nei cinema “Orizzonti di gloria” il film che lanciò definitivamente la carriera di uno dei più grandi registi della storia del cinema.

Siamo nelle trincee francesi durante la prima guerra mondiale, il generale Paul Mireau (George Macready) giunge con l’ordine impartitogli dal suo superiore, Georges Broulard (Adolphe Menjou), di attaccare un avamposto tedesco molto ben difeso chiamato “il formicaio”. È chiaro a tutti che la missione è praticamente suicida ma a nulla varranno le obiezioni del colonnello Dax (Kirk Douglas) che verrà incaricato di organizzare e guidare l’assalto. 

La battaglia è da subito una carneficina. Una delle compagnie, dopo pesanti perdite, si rifiuta di lasciare la propria trincea e l’artiglieria, infrangendo anch’essa i folli ordini del generale Mireau, si rifiuta di sparare a questi ultimi per costringerli a partire per l’ennesimo assalto suicida. La battaglia è inevitabilmente persa.

Per deviare la colpa del fallimento, l’alto comando deciderà di mandare al patibolo tre soldati, come punizione per il tradimento subito e sarà proprio il colonnello Dax, nella vita avvocato, a difendere i suoi commilitoni presso la corte marziale in un processo che ha tutta l’aria di essere una farsa orchestrata dai giochi dei potenti.

Kirk Douglas ci regala una delle sue migliori interpretazioni, destinata a restare nella storia, e il ricco cast di comprimari non è da meno nel rendere quello che prima ancora che un film di guerra è un film politico dai dialoghi taglienti e ben sceneggiati.

Kubrick ci porta un racconto cinico e spietato, intriso di quella pungente satira, che caratterizzerà tutta la sua filmografia futura. L’antimilitarismo del regista irrompe con tutta la sua energia mettendo alla luce tutte le ingiustizie e le idiozie della guerra. Non c’è redenzione ne giustificazione per i potenti, Chiesa compresa. Quei potenti che giocano con le vite dei soldati in base ai loro capricci e ai loro interessi, che impartiscono ordini da palazzi lontani dal fronte, completamente distaccati dalla realtà, senza rendersi conto di ciò che i loro ordini comportano e comunque interessandosene ben poco. Potenti interessati solo al proprio tornaconto, guidati da una virile mania di onnipotenza. Le scene di battaglia sono crude e disumane, le trincee luride e polverose, i battaglioni stanchi e disillusi. Non vi è eroismo nella guerra, solo un ridicolo gioco al massacro.

Si fa un grande lavoro di scenografie, dal campo di battaglia al patibolo finale. Dagli ampi e sontuosi palazzi del potere alle anguste e affollate trincee. Kubrick vi si muove con un talento registico sopraffino. Iconici saranno i lunghi piani sequenza in quei cunicoli colmi di soldati e di grandissimo impatto il lento e straziante cammino finale verso il plotone di esecuzione. L’assalto al formicaio merita di diritto di far parte tra le scene di guerra più significative e realistiche della storia del cinema mentre la fotografia in bianco e nero contribuisce al tono austero e disincantato della pellicola. Difficile da dimenticare sarà anche il finale in cui i soldati si ritrovano in una locanda ad ascoltare la canzone di una giovane prigioniera tedesca. Unico momento di svago e di malinconica spensieratezza, destinato presto a lasciare il posto all’ennesimo ordine da eseguire.

Orizzonti di gloria non è un film facile da digerire e non a caso sarà oggetto di censura in Francia, dove sarà distribuito solo molti anni dopo ma è probabilmente uno degli affreschi più rappresentativi e spietati del cinema di guerra di tutti i tempi. Uno dei più grandi capolavori di Stanley Kubrick che rientra perfettamente nell’accezione dei film da “far vedere nelle scuole”, un film fondamentale per la crescita di ognuno di noi.