Articolo pubblicato il 20 Aprile 2022 da Andrea Boggione
Prosegue la rassegna settimanale dedicata all’uscita del nuovo episodio della miniserie Marvel “Moon Knight”. Da oggi Mercoledì 20 Aprile è, infatti, disponibile la quarta puntata intitolata “La Tomba”: Steven (Oscar Isaac) e Layla (May Calamawy) si trovano a dover attraversare il Deserto di Siwa per tentare di trovare la tanto agognata tomba di Ammit prima di Arthur Harrow (Ethan Hawke) e dei suoi seguaci. I due attraverso un labirinto raggiungono per primi la tomba, ma è proprio in quel momento che Harrow entra nuovamente in scena, dopo un precedente interessante e tagliente dialogo con Layla, mettendo fuori gioco Marc con due colpi di pistola. Qui si apre il vero colpo di scena dell’episodio: ad un tratto il pubblico e lo stesso personaggio vengono catapultati in una apparente clinica psichiatrica. Marc è stato sedato e si ritrova di fronte ad un Harrow molto diverso da quello conosciuto fino ad ora. Lui tenta di scappare, ma durante la sua fuga libera Steven (quindi per la prima volta i due si incontrano faccia a faccia e non più attraverso un vetro o un riflesso), assieme cercano di fuggire ma, ad un tratto, si imbattono in un nuovo e particolare personaggio: si tratta di Taweret, una divinità egizia raffigurata con le fattezze di una femmina d’ippopotamo. L’interno episodio si erge su questo grande colpo di scena, tutto il resto rimane in linea con quanto visto nella serie, anzi per certi versi risulta per la prima volta molto ripetitivo e alla lunga tutto ciò potrebbe stancare. Vengono portati alla luce nuovi segreti, alcuni vengono quasi interamente risolti, altri molto meno. In più l’intera narrazione si riempie ancora di nuove domande di cui si attende una risposta, anche solo una linea guida che possa far capire allo spettatore quale scelta o scelte prenderà il protagonista. Il binomio Marc/Steven è anch’esso ripetitivo ed il finale tenta almeno di renderlo più avvincente e diverso da quanto visto nelle scorse puntate.

“Marc vuole proteggerti da Khonshu. E’ per questo che ti respinge. Lui crede che Khonshu ti voglia come avatar e non glielo permetterà. Scusa, ho pensato che dovessi saperlo. Scusa.”
Cit. Steven (Oscar Isaac)
Quello che colpisce di più è che le atmosfere horror, o meglio più vicine al thriller psicologico, soddisfano finalmente, anche se solo in parte, le aspettative. I primi episodi avevano mostrato qualcosa di simile, ma senza approfondire più di tanto il discorso. Anche in questo nuovo episodio non mancano le sequenze che tentato di strappare un sorriso o una risata al pubblico, ma restano sempre di più troppo fuori luogo e rendono soprattutto il personaggio di Steven spesso ridicolo. In più la stessa scena finale, proprio prima che termini l’episodio e partano i titoli di coda, va un po’ a distruggere e sgretolare a livello di atmosfere e sensazioni quanto creato poco prima. Sarà, però, interessante vedere ancora una volta dove andrà a parere e quale sarà il prosieguo e la conclusione di questa miniserie Marvel. Ad oggi questo risulta l’episodio più riuscito, nonostante i soliti difetti. Naturalmente trattandosi di un personaggio completamente inedito per il grande pubblico, gli sviluppatori della serie hanno la possibilità di sperimentare molto di più ed a tratti questo aspetto è ben presente, ma senza mai riuscire a fare quel passo in avanti definitivo. Per il momento il prodotto televisivo è tra i più apprezzati da parte di critica e pubblico, ma è un personaggio di cui ad oggi pare difficile l’inserimento all’interno delle vicende principali narrate in questa nuova Fase Quattro del Marvel Cinematic Universe.
Un quarto episodio che, nonostante sia in linea con i precedenti, tenta di proporre qualcosa di nuovo che possa stimolare la curiosità dello spettatore. Gli eventi partono da elementi conosciuti e visti nelle precedenti puntate per poi ottenere nel finale una vera e propria svolta. Questo dimostra che gli aspetti migliori di questo prodotto televisivo si trovano proprio nelle scelte più audaci e quando la serie gioca su piani diversi. Un pregio che per certi versi può essere anche considerato un difetto poiché il resto dell’episodio risulta, come al solito, interessante a tratti, ma senza rispondere alle fin troppe domande che poco a poco si stanno accumulando. Oramai mancano solo un paio di puntate e bisogna chiudere i vari archi narrativi. La curiosità, come già detto, continua ad essere presente, ma il tempo stringe e non è detto che sia così semplice dar vita ad una quantomeno soddisfacente conclusione in soli 40-50 minuti.