“Knight of Cups”: analisi di un poema cavalleresco

Articolo pubblicato il 6 Gennaio 2022 da wp_13928789

Ben tornati nella rubrica “IConsigliati”, sezione in cui analizziamo dei film cinematografici davvero validi che vi consigliamo caldamente.
Il film in questione è “Knight of cups”, un film del 2015 scritto e diretto da Terrence Malick, regista dallo stile molto particolare con film dalla “sceneggiatura corta” ma nello stesso tempo capaci di fare breccia nel cuore dello spettatore attraverso immagini ricche di significato. A tre anni dal suo ultimo film “To The Wonder”, Malick presenta la sua nuova opera con protagonista Christian Bale (ma nel cast abbiamo anche la presenza di Cate Blanchett e Natalie Portman).

Il film tratta di un uomo, o meglio tratta il viaggio di quest’ultimo alla ricerca della felicità e del piacere. Rick (Christian Bale) è uno sceneggiatore di successo, che sembra godersi la vita tra donne, soldi e feste di lusso; anche se sembra avere una vita perfetta, è alle prese con un tormento interiore: non riesce a creare relazioni solide, e quindi a trovare l’amore che lo renda davvero felice.

Bisogna dire che non è un film per tutti, data la particolarità di questo regista. Come la maggior parte dei film di Malick, “Knight of cups” è un’opera dall’alto valore simbolico, comunica attraverso le immagini che diventano il fulcro di tutto e ci sono davvero pochi dialoghi, per lo più ci sono i monologhi dei personaggi che comunicano tra loro attraverso i gesti e gli sguardi anziché con le parole (Bale nonostante le poche battute da dover recitare, è molto espressivo ed è sicuramente l’ennesima eccellente prova di un grandissimo attore). Il risultato è decisamente artistico, con una regia maestosa accompagnata da una fotografia pulitissima, che rende il tutto così naturale da farci immergere nei quadri dipinti da Malick con la sua cinepresa (nota di merito anche alle musiche originali composte da Charlie Spring, che accompagnano perennemente le immagini che scorrono); tuttavia il ritmo risulta lento, dunque per questo come dicevamo all’inizio, non è un film per tutti. Questa particolare pellicola permette allo spettatore di rilassarsi guardando le immagini che Malick gli fornisce, di riflettere su tutti i simboli presenti e infine di dare una proprio interpretazione conclusiva.

Ogni atto della vita del protagonista ha un titolo che fa riferimento a una specifica carta dei tarocchi: La Torre, L’Eremita, L’appeso, La Morte e così via, che indicano una possibile lettura degli eventi. Anche il titolo stesso del film (Il cavaliere di coppe) fa riferimento a una carta dei tarocchi, poiché in tutto e per tutto Rick sembra assomigliare al protagonista di una favola che il padre gli raccontava quando era piccolo: un principe, figlio del re dell’Oriente, partiva verso Ovest in cerca di una perla; giunto a destinazione il principe bevve dalla coppa dell’oblio e si dimenticò chi era e il motivo del suo viaggio cadendo in un sonno profondo. Proprio come questo principe, Rick sembra non riuscire a ricordarsi chi è la perla (il senso della sua vita), gli sfugge di continuo e a nulla vale cercare questo significato profondo nelle donne che incontra (seppur innamorate di lui). Forse, come il padre stesso gli dice, Rick è destinato a rimanere un pellegrino errante su questa terra, senza trovare mai il suo posto nel mondo. Vengono affrontati dunque diversi temi: dalla ricerca della felicità, all’amore, fino alla religione. Rick sembra avere una vita perfetta (per la serie “non è tutto oro ciò che luccica”), eppure non è così, perché manca proprio “la perla” che simboleggia il senso della vita e l’amore, che proprio non riesce a trovare nelle tante donne che frequenta durante il corso della storia. Risente sicuramente del suo matrimonio fallito con la gentile dottoressa (Cate Blanchett) e della morte di uno dei suoi due fratelli, Bill. È alla continua ricerca di quel qualcosa che lo faccia sentire vivo, dato che dopo 30 anni come dice lui stesso, non ha mai vissuto veramente (“Ho vissuto nel corpo di un altro”), spera di trovare il vero amore e di consacrarlo con un figlio, formando così una sua famiglia per dare un senso alla propria esistenza.

“C’è così tanto amore dentro di noi. E non viene mai fuori”

Frase tratta dal film

Una frase che dice tanto della difficoltà degli uomini in generale ad amarsi e ad esprimere i loro sentimenti. Nel film possiamo parlare di due campi semantici: l’alto e il basso; per il Malick è fondamentale mette in risalto la vita (così come in altri suoi film) attraverso gli elementi naturali che ci circondano, che sia l’acqua, il cielo, gli animali (in questo caso i cani), il tutto con una regia sempre in movimento (come se fosse immersa nell’acqua appunto), molto virtuosa e dinamica. All’alto del cielo, agli uccelli sempre presenti, agli aerei, all’immensità che ci circonda, con delle riprese di spazi vastissimi quasi a volerci ricordare di quanto siamo piccoli rispetto alla grandezza della natura e dell’universo, si alterna il basso, con le riprese dell’acqua (lo scorrere della vita), delle foglie e l’uomo stesso. Qui subentra anche il valore religioso che Malick vuole comunicarci: l’uomo deve vivere la vita e godersela senza preoccuparsi del dopo, può innalzare la propria morale e la propria anima con gli atti in terra e non in cielo, poiché Dio si prende cura di noi anche adesso che viviamo su di essa (come suggerisce un monaco che Rick va a trovare, facendo riferimento ad un passo biblico sulle onde che arrivate in cima furono fatte rientrare da Dio, che per loro fece germogliare i semi in Terra), è un richiamo al CARPE DIEM, quindi l’uomo deve cogliere l’attimo senza troppe preoccupazioni.

Rick (Christian Bale) in una scena del film

“Non ci sono principi, solo circostanze”

Frase tratta dal film

Rick va a parlare anche con un prete che gli dice che la sofferenza aiuta, e ci permette di innalzare l’anima per la vita dopo la nostra morte, dunque di non preoccuparsi se soffre e non è felice; questo discorso ci riporta ai primi monaci e alla diffusione del monachesimo, ossia vivere in maniera ascetica per poter trovare la pace dopo la morte. Infatti molti monaci si infliggevano diverse pene, come ad esempio vivere al freddo su montagne molto alte fino a morire, altri invece conducevano una vita da nomadi, vivendo in caverne a cui fa riferimento il film stesso inizialmente, e facendo pellegrinaggio il giorno per cercare di sopravvivere. Un esempio calzante e simbolico, è sicuramente quelle delle foglie tolte via dalla strada, una volta cadute e quindi morte, sono una metafora della vita degli esseri viventi che dopo esser invecchiati e morti, vedono decomporsi il loro corpo (spazzato via) e la loro anima viene scissa da esso; oppure anche le nuvole che vengono spazzate via dal vento e sono instabili.  Un altro simbolo è lo specchio, sempre presente nel film, come se ci volesse dire che dobbiamo sempre riconoscerci e accettare chi siamo per stare bene con noi stessi, oppure in alternativa potrebbe rappresentare l’anima tormentata delle persone e in questo caso dei personaggi. Gli uccelli in volo così come gli aerei, che fanno sempre riferimento al campo semantico dell’alto, sempre presenti nelle riprese del regista, vogliono appunto indicare quel desiderio di “volare” dell’uomo e di innalzare la propria anima, come abbiamo detto. Invece una metafora della vita e della perla che non viene mai presa, anche se per poco, potrebbe essere la scena di più cani che sott’acqua in piscina, non riescono mai a prendere la pallina che pian piano affonda. Oltre all’acqua, lo scorrere della vita viene rappresentato anche dalle riprese di macchine in movimento (movimento che spesso viene accelerato) su lunghe strade.

La penultima donna (Natalie Portman) che incontra e di cui si innamora protagonista, sembra finalmente farlo nascere dopo 30 anni di vuoto, come ci dice Rick:

“Perdere una parte non equivale a perdere tutto”

Frase tratta dal film

Ma altro non è un’illusione poiché la donna è sposata e aspetta un bambino (forse di Rick, forse del marito), ma in ogni caso questo comporta la rottura del loro rapporto. L’ultima donna che incontra Rick lo aiuta nella ricerca di se stesso, e di fatto il film si conclude così, con un uomo che finalmente ha assunto una consapevolezza della vita dopo aver vissuto per anni nel vuoto, enunciato anche dal monologo del padre del protagonista:

“Pensi che quando raggiungerai una certa età le cose inizieranno ad avere un senso. Poi scopri che sei perduto, come lo eri prima. Suppongo che questa sia la dannazione. I pezzi della tua vita non si riuniscono mai. Vengono solo sbattuti in giro”

Frase tratta dal film

Ora finalmente la ricerca di questa magica e introvabile perla, sembra giunta alla fine per dare spazio ad un nuovo inizio.

“COMINCIA!”, afferma alla fine Rick.

– Christian D’Avanzo